Il becchino
- Andrea Trofino
- 24 giu 2011
- Tempo di lettura: 1 min
Il becchino se ne frega le mani. Quando al mattino spunta il sole sulla sua faccia e di nero si ricopre la piazza il becchino si frega le mani. Il sorriso gli si apre sulla bocca così come gli si apre il portafogli. Il suo sguardo è luminoso. Ruba l’anima e prende via i soldi. Sa che quella sera e quella notte sarà tutta per sé. Padrone del mondo, dentro la sua macchina cabriolet all’ultimo grido. All’ultimo urlo. All’ultimo pianto di morte. Lui si frega le mani e dopo il funerale parte con la cabriolet, ogni strada è sua, ogni angolo, ogni tana,ogni trama della vita altrui. Mentre in paese la madre accende il cero con una brutta cera in volto davanti alla lapide al becchino le guance diventano paonazze di piacere. Per tutta la notte le donne saranno sue, ai suoi piedi, ad ogni suo volere. Prostitute ed escort. Ogni volta che le campane del paese suonano a morto il becchino si frega le mani.
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