Epilogo n. 2
- Andrea Trofino
- 21 set 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Fu trovato disteso nella sua stanza in una chiazza di sangue. La chiazza di sangue era circolare come il ciclo della vita e della morte, come il ripetersi del tempo in eterno, l’eterno ritorno e l’eterno ridivenire. Il poliziotto della scientifica sentenziò che era stato il destino ad ucciderlo e disse alla stampa di metterlo in prima pagina sui giornali del giorno dopo.
IL DESTINO HA UCCISO UN UOMO.
Sembra crudele ma è esattamente così che succede. Il destino può avere diverse forme. Quella di una lettera o quella di una donna quando si tratta di un uomo che scrive ed ama. Una penna aveva trafitto prima i fogli e poi il suo cuore. Una penna d’oca. M. ha la pelle d’oca adesso ed un’espressione triste ed accigliata. Non andò mai al suo funerale perché lei aveva paura del destino e del fato in cui non aveva mai creduto.
Ma se sono morto come faccio a scrivere? Sono divenuto il fantasma di me stesso? Non credo che questo sia né l’inferno né il paradiso. Credo che questo sia il limbo di chi ha amato troppo. Nel limbo ci finiscono anche i suicidi e le persone stroncate da una morte violenta. Ricordo che gli esperti del settore scrivevano questo nei loro libri sulla vita dopo la morte. Cosa c’è in fondo al tunnel? Una luce. Dicono tutti che ci sia una luce ma mai nessuno sa o dice da cosa sia prodotta quella luce. Forse è una Stella.
La Stella che nel mio limbo non riuscirò mai a raggiungere. Probabilmente sono un po’ depresso qui nel Limbo. Prima riuscivo ad abbracciare la mia Stella. E’ sempre stato il nomignolo che secondo me più le si addiceva. Così fulgida, con la pelle magnifica, gli occhi che ormai non vi dico, aveva le isole negli occhi. E così che divenne Stella M.
Non so se riuscirò a uscire dal tunnel adesso che ci sono finito, ce la sto mettendo tutta ma ho delle ricadute all’indietro, verso il passato e ogni volta devo fare uno slancio in avanti lungo il doppio pur di riuscire ad acchiappare la Stella. Sì, credo che tutto sommato rinascerò.
Mi sono trasformato in cenere (cenere torneremo) tante volte in vita mia, mi sono frantumato milioni di volte in altrettanti milioni di piccoli pezzi. Prenderò esempio dall’Araba Fenice che avevo sempre desiderato tatuarmi e che non ho mai avuto il coraggio di farlo. Cenere siamo.
Stella ti prometto che tornerò dopo questo lungo viaggio nel Limbo a cenare con te. A cenare attraverso la tua bocca guardandoti di nuovo negli occhi. A lume di candela.
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