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  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 10 set 2008
  • Tempo di lettura: 1 min

Il biglietto era di sola andata. Partire per non tornare mai oppure per tornare male, per tornare a farsi male. Le luci dell’aeroporto erano nitide e si riflettevano sulla lunga pista di atterraggio. Ma non era il decollo infatti ad essere il piu’ complicato, e nemmeno la caduta, la cosa piu’ difficile di tutte è saper atterrare nel modo giusto. Mentre tranquillamente si osserva, lungo le strade tortuose di una costruzione elaborata, fatta di insegne e piccoli locali, gente seduta ad aspettare, orologi appesi alle mura, la voce degli arrivi e delle partenze, uomini col cartello appeso al collo con la scritta del nome che sta per scendere. Perché i nomi scendono dagli aerei. Quando stanno lassu’ nessuno li ricorda. In volo siamo liberi, nessuno ci chiama, siamo liberi di cadere, di scomparire all’improvviso e nessuno si ricorderà il nostro nome.

Olga era seduta vicino al finestrino, guardava stupefatta le luci dall’alto, i suoi occhi brillavano, doveva essere una delle prime volte che prendeva il volo. Già, prendere il volo e lasciare la terra. Il pilota segnlava al microfono una piccola perturbazione, la gente si trastullava con giornali e chiacchiere, alcuni con la testa inclinata già sonnecchiavano. Chissà che i sogni non siano diversi in alta quota. Forse si sogna piu’ forte. Un lampo.

Il biglietto era di sola andata.

[…]

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