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  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 29 ott 2008
  • Tempo di lettura: 1 min

Sono ore sconfortate da una imperitura natura, la pioggia cala e scende come lacrime dal viso di un bambino impaurito che si nasconde al cospetto di un cielo sgretolato di specchi e lastre di ghiaccio rotte, infrante come il sogno di diventare realmente grande. Quell’unica creatura che nella natura aveva spazzato e divelto il conformismo della vita era stato il bambino che avevamo progettato di far nascere in noi, l’eterno “occhi dolci” e “sempre verità” dalla sua bocca di angelo custode di nessuno, nemmeno di se stesso, così fragile di fronte al muro pesante del mondo.

Oggi con la pioggia nascono nuove piante e fiori in un inverno che lascia perplessi e muti. Non ho più voglia di aprire bocca per dire e dare la mia, la comunicazione è diventata eccessiva, si potrebbe leggere nel mio pensiero, ricerco un cantuccio dove nascondermi e dondolarmi. La mia bocca è nata per dare e ricevere soprattutto baci, e quei baci sono sempre lontanissimi anche se nelle mie memorie esplodono caldi come quella prima volta.

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