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  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 9 mag 2010
  • Tempo di lettura: 1 min

Come le onde che vanno e vengono, noi vibriamo inquiete nell’apparente serenità di una serata blu elettrica sullo smalto tuo rosso dove vorrei poggiare le labbra mie adesso stanche bisognose di adagiarsi come la schiuma che invade la spiaggia e ne sopprime i granelli di sabbia ed è su quella tua schiena che come uno scrittoio costruirei con le mie dita una sinfonia stonata leggermente ruvida come la tua pelle d’oca che trema al mio tocco e vibra sei una corda di violino a volte tesa e stesa su una spiaggia finta il mio letto che non c’è ed è proprio quando apri la bocca che il più delle volte penso alla papera che è in te.

Come cacciatore dovrei cercare cerbiatte, alzare il tiro verso creature più nobili, eppure se cerco ancora te, oca, e perché ho ancora un fucile piccolino.

La prossima volta non colpirò nessuno monterò la cavalla selvaggia attraverso la foresta bagnata.

In amore nessuno è preda o cacciatore nessun muore, nessun dorme.

Se tu sarai cavalla, io non sarò ghiro, al massimo disegnerò un ghirigoro intorno al tuo ombelico con la mia bocca.

Scivola.

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