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La tuffatrice

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 24 feb 2009
  • Tempo di lettura: 1 min

Prima di salire c’era il buio. Lo ricordo. L’ho visto, più presentito che visto. In basso, laggiù, nel fondo.

Ho avuto paura; una volta. Le scalette Erano ripide, attorno il vuoto, lo conoscevo, era dentro, tra tempra e tempia, la mia meta oscura, il fondo, ho avuto paura.

Ho rivisto quel buio, ad Atene, nell’ascensore che sostituiva le scale, salivo come aspirata dal vuoto sottostante.

Non era un viaggio, ma n ritorno, mi allontanavo

non so da che cosa, non fuggivo perché qualcosa tra i glutei e il cervello vibrava in me come dovessi ascendere fiorando il fondo, bruciando me stessa.

Temevo l’errore, temevo l’imperfezione che muta l’estasi agognata in morte. Ma io volevo penetrare l’impenetrabile, essere come ero stata nella mia origine, senza uno spruzzo, scivolando.

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