Killer Romanticism
- Andrea Trofino
- 30 apr 2009
- Tempo di lettura: 1 min
Il romanticismo mi uccide. I cuoricini che volano in alto nel cielo abbandonano il mio petto e mi rendono meno uomo. Il cuore deve essere ben saldo là dove è stato messo per avere coraggio, forza, passione. La rima uccide l’uomo e lo rende poeta. La rima è un martirio come l’amore sentito di notte tra la luna e le stelle e il riflesso nei tuoi occhi. Non ho le ali per confondermi con il cielo, io sono terra e fango, sangue e melma. Io poserò i miei forti passi lungo il tuo cammino a fianco ma non coglierò fiori per posarli sul tuo seno o farne ghirlande tra i tuoi capelli. Sarò la roccia a cui potrai poggiarti, la montagna che ti riparerà dal vento, il fuoco che ti custodisce d’inverno e la lama che ti proteggerà nel tempo. Non sarò riflesso nell’acqua, rugiada o pioggia che scivola sui vetri, non sarò specchio o lampo nel cielo, sarò invece colui che ti guida nella notte, metafora di luce, sarò le tue braccia e tu sarai il mio sacco da rubare e portare via. Io ladro, malfattore ed esecutore. Ti trascinerò nel mio cammino e ti lascerò andare, ti rapirò e di nuovo ti renderò libera. Sequestratore e ammaestratore. Io il tuo maestro, tu la mia alunna, io il signore tu la dama da vincere senza nessun miele che scivoli troppo sulle nostre bocche, e che la dolcezza sia bandita, io ti possiederò perché tu vorrai essere posseduta. Io il tuo piccolo dio, la grande fermezza, il tuo schiavo, il tuo padrone, tu la mia regina.
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