top of page

III.

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 27 giu 2010
  • Tempo di lettura: 2 min

Così sono ripartito durante la notte, mentre la nave sull’acqua scintillava nera, alla deriva stessa così come la luna al cielo e mi dondolava sullo stesso fiume statico di odori e profumi che mi lasciò la donna che incontrai dopo il volo, il salto e il decollo. Frasi brevi della sua bocca restavano sulla mia stessa, tenui come le luci fosche riflesse del mare verso l’ondeggiare lento dello scafo. Oltre quell’oblò non vidi presto più la costa che abbandonai. Ad ogni persona morta sulla riva, sulla flebile corsia delle esistenze, l’anima si svuota del suo linguaggio per impararne un altro pur di sopravvivere, al di sopra di ogni precarietà, oltre quello sguardo che ricordo attraversarmi, mentre con la mano stringevo un pugno di sale che scivolava via come polvere di stelle frantumate a terra. Porta disgrazia ed è funesto. Disse lei. Ma forse era proprio per un idea opposta e contraria per cui pensavo che  mi sarei perduto tra le grazie celesti da cui avrei ricevuto un abbraccio, come un involucro ovattato dove rifugiarmi dal trambusto rumoroso del soffio di vento che portava via la nave più lontano, sempre più lontano dal luogo dello schianto. I topi che nella stiva mordevano frammenti di una pelle morta. Polvere e cenere. Come noi vi torneremo un giorno e come ne perdiamo tanta nella nostra vita. Venivano via con me, i piccoli brandelli rimasti di quell’avventura, verso la fine delineata dal cielo e dal mare dove un tempo si pensava finisse il mondo, dove cade il sole la sera come se lì vi fosse un dirupo vertiginoso verso un inferno o forse un paradiso. Lei continuava restò a continuare a buttarsi via, oltre lo stesso confine dello spirito. Si lasciava andare e spezzare come una lama che dovesse a tutti i costi intarsiare una roccia ma le restavano solo cicatrici sulle carni che si trasmettevano inesorabili allo spirito. L’ultimo scoglio rifletteva labile la tenue luce del faro, poi non restò null’altro che la sola immensa distesa che mi condusse per sempre via.


Share

Post recenti

Mostra tutti
Fantasmi a Nannitaria

Dunque ti è apparsa la Madonna? Mi chiede il maresciallo dopo la mia visita al cimitero di Rocca Nannitaria. Io rispondo “Sì, certo” come...

 
 
 
Sospiro

Mi uccide il pensiero di non poter esser pensiero e così volare e convolare nella tua mente come fossi vento ogni volta che ti vedo mi...

 
 
 

Comments


Post: Blog2_Post

Modulo di iscrizione

Il tuo modulo è stato inviato!

3405044932

©2021 di Un noir di carenze a fettine. Creato con Wix.com

bottom of page