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  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 29 nov 2009
  • Tempo di lettura: 2 min

Escogitarmi.

Devo trovare un metodo per escogitarmi bene. Riuscire ad agitarmi tra la folla che imperversa le strade e tra quella folla ritrovare la testolina di colei, che perversa, me la fece rotolare via pochi anni fa, per poi perderla completamente in un tombino. Rolling Stones.

La testa in un tombino. Adesso c’è una festa in quel tombino ma io non ho più la mia testa. Lì dentro ci tenevo tutti i miei giochi preferiti: i fuochi d’artificio, le idee che s’illuminavano e squarciavano dunque il buio della notte. Avrò mai capelli così ancora da accarezzare? Una testolina di cazzo purtuttavia. Non sono poetico, non sono mai voluto essere poetico. A volte credo che il poetico potrebbe risultare in patetico. Patetico in un certo tentativo di rima. Preferisco adesso remare un po’ contro e versare altra acqua al mio mulino.

Troppo incentrato su me stesso. Lo scrittore deve saper cogliere anche l’altro. Cogliere carote. Trapanare. Addentrarsi. Cimentarsi nei panni degli altri. Non deve avere un cazzo da fare lo scrittore per poter pensare e scrivere. Dovrebbe essere libero e quindi, oggi, ciò che più si avvicina a libero equivale a ricco.

Per poter scrivere non bisogna lavorare, e lo scrivere non deve mai divenire un lavoro.

Io fui però il tuo scrittoio mia piccola testolina che mi hai abbandonato e tu mi usasti come tempera matite. Adesso restano alcune mine di te. Pericolose. Che possono esplodere. Hai minato il mio animo. Potrei fare boom da un momento all’altro se qualcuno vi dovesse entrare senza usare le dovute precauzioni. Basta un passo falso, una piccola freccia che attraversi di nuovo questo corpo. Si chiama anche: contaminare l’animo.

Vedi, tu devi capire che siamo sempre in guerra quando parliamo d’amore.

E’ un controsenso apparentemente e invece l’amore è proprio la più grande guerra dell’umanità.

E molte sono le battaglie già perse in principio.

Vedi, così come si muore in guerra, si muore anche in amore. Resta una lapide, con un nome e con la scritta Io l’amai.

Mai, io mai.

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