Untitled
- Andrea Trofino
- 20 feb 2010
- Tempo di lettura: 1 min
Ed eccomi davanti alla danzatrice del ventre, davanti alla donna danzante, davanti agli occhi del mondo che splendono lassù tutti insieme nel cielo, un milione di occhi di donna che brillano, guardano forse altrove? Io, in questa danza del mentre, nell’attimo in cui ti attendo, io, in questa falsa pista da ballerino, mi giro e mi rigiro, nel mio sogno o nel mio incubo, nel letto ad osservare le forme delle nuvole che somigliano al tuo profilo nascosto e dimenticato, saranno linee che scendono a valle come saranno a volte le tue lacrime cascate che purificheranno questa mia terra e che faranno brillare la nostra erba riflettendo la luce del giorno del sole. Sei la mia stessa ombra adesso donna che danzi allo specchio, e della mia stessa ombra spesso ho paura e mi rifuggo nel mio buio, sei la mia stessa immagine immaginata e la mia stessa immagine riflessa, e in quello specchio dove troverò me, sarà proprio dove troverò anche te. Noi due ci specchieremo a vicenda, saremo il riflesso unico di due anime distinte, quel giorno che c’incontreremo danzando sull’orlo della vita. In quel mentre, alla stessa ora di due diversi orologi, s’incroceranno un giorno i nostri occhi e sarà così scoccata la nostra ora. Perché incontrarsi è anche come morire, forse perché la vita stessa è un lento lasciarsi andare.
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