Riconoscersi
- Andrea Trofino
- 30 dic 2010
- Tempo di lettura: 1 min
Riconoscermi. La mia vibrazione allo specchio, la mia immagine che come un’onda di un fotogramma televisivo disturbato si riflette sulla superficie. E’ una contaminazione. Stiamo vibrando come sottili foglie su alberi di luci, siamo l’elettro-staticità che condensa il mondo in questo istante e nello stesso istante che lo contaminiamo.
Siamo il flusso che si mescola assieme al veleno e al miele che defluisce nei canali fino a traboccare nei mari dove la scossa portante del cielo ci folgora illuminandoci di un vapore fumoso che non è né carne né arrosto.
Così ci riconosciamo umani e non pesci, esseri che hanno sempre desiderato volare ma che stanno comprendendo che si può solo rimanere con i piedi per terra, ben saldati dalla corrente di cui siamo pervasi e che le chimere visioni di superiorità sulla natura non erano altro che voli di una inutile fantasia. Rimaniamo qui fermi ed immobili, nulla possiamo contro la morte, nulla possiamo contro la forza devastante e mutante della natura. Essa ci plasma e ci rivolta a sua immagine come e quando crede.
Non siamo i padroni dell’Universo. Forse, ne siamo le piccole vittime, come cuccioli di coccodrillo lasciati affogare in una fogna dopo essere stati creati e abbandonati dal proprio lontano Dio.
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