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Isola di Pasqua 2010

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 3 apr 2010
  • Tempo di lettura: 2 min

Nel mio gigantesco uovo dell’isola di Pasqua ho trovato uno strumento per suonare in cielo, il “violoncielo”, ho trovato una piramide per riposare in pace in caso di morte, un delirio di onnipotenza egiziano, ho trovato anche delle donne egiziane molto profumate, le ginziane e una di loro l’ho messa nel taschino della giacca, altro che occhiello, ho trovato una leva del cambio nel caso in questo giorno volessi cambiare o cambiarmi o anche scambiarmi con qualcun altro pur di non farmi trovare. E vorrei fare oggi un fioretto, con il permesso dell’occhiello, e cioè di smettere di fumare utilizzando delle caramelle col ripieno di benzina, a rischio di diventare un po’ sputa fuoco, ma meglio tirare tutto fuori che tenersi tutto dentro. Ho trovato in questo gigantesco uovo un quadro del grande pittore Mocasso e un quadro più piccolino, il mocassino e per non cercare di farmi trovare in flagrante, con una una bomba di cioccolata fredda in mano, una granatina, mi sono capitombolato per gli scalini con in mano la testa per non farla volare di nuovo via.

E per questa isola di Pasqua vorrei che davvero ci fosse la resurrezione dei capelli e la reincarnazione delle dita del macellaio, o forse meglio di tutto il macellaio, che da quando questo paese si è trasformato in un covo di cannibali c’è pochissima carne al fuoco, tanto fumo e niente macellaio. L’avrà maciullato qualcuno. La vendetta dell’Agnello di Dio. E bisogna aver fede, ma Dio oltre all’agnello avrà anche una sua fede? Un anello di Dio. Sarà forse sposato ma non lo vuol dare a vedere? Non lo vuol far sapere? Eppure so che la natura è puttana di sua propria natura e con lui dei giochetti sporchi ne ha fatti eccome, soprattutto quando da piccolo era un Dio in erba e gli piaceva giocare sui vastissimi prati, di questa nostra madre natura, che però più passa il tempo più me la immagino come la ragazzina dell’Esorcista. Ed io (e dio), sui prati trovo i preti e i preti adesso sui prati trovano bambini, giro giro tondo e ci casca il morto.

E’ questa la vera essenza della vita, se l’abito non fa il monaco di sicuro copre un uomo qualunque e ogni uomo qualunque è di sicuro un gran casca morto. Siamo tutti destinati a cadere e ad invaderci dentro, in maniera barbara. Già, soprattutto vorrei che dentro di me m’invadesse Barbara. Ma dimenticavo che Pasqua è domani, meglio prevenire che andarsene via prima del tempo.

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