Atto I – Scena V
- Andrea Trofino
- 22 mag 2011
- Tempo di lettura: 2 min
Entro in scena. Cammino a granchio, un po’ a destra, un po’ a sinistra, indietro e avanti. Mi avvicino al tavolo e ingoio i tranquillanti che vi sono poggiati. Li butto giù con della birra presa da una lattina, mi scuoto la testa e il collo per farli scivolare nello stomaco più rapidamente. Sono a petto nudo, la testa rasata. Prendo la pistola che si trova vicino alla foto della donna di cui mi innamorai e vicino alla Bibbia di cui non ho mai letto una parola. Mi siedo e inizio a fissare il televisore spento, faccio qualche giochetto con la pistola e ogni tanto mi viene una strana smorfia di sorriso sul volto. Su quello schermo vedo lei e uno stronzo. Punto la pistola in alto vicino alla tempia, allungo una gamba fino al televisore, lo butto giù col piede, cade ed esplode in una nuvola di fumo. Mi alzo, mi guardo allo specchio e dico: “Brutti bastardi”. Apro la Bibbia, ma non la leggo, non è mai servita a nessuno eppure la mettono in ogni stanza di hotel di tutt’America. Mi affaccio alla finestra sempre giocherellando con la pistola, sposto le tende. Sono sempre lì quei bastardi con le macchine, sempre lì, eterni, non scompariranno mai. Punto la pistola e faccio finta di tirare un colpo. Mi pulisco gli stivali e ci lego con dello scotch un coltello affilato all’interno. Potrebbe servire. Prendo un altro tranquillante ingoiandolo senz’acqua. Dico, dovrei smettere, dovrei irrigidire i muscoli, diventare sveglio, irrobustirmi. Dico che è ora di svegliarsi. Dico che è ora di alzarsi e uscire fuori se voglio ammazzare la gente che ha rovinato questo mondo.
Bang. Bang. Bang.
Lo dico, ma la pistola resta muta.
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