Amore subliminale
- Andrea Trofino
- 27 lug 2010
- Tempo di lettura: 2 min
Appresi dunque che la vita era una mano tesa che tiene la tua impedendoti di cadere nel baratro dei ricordi, in quel buco scavato da noi stessi per tanti anni dopo aver raggiunto il fondo fangoso e limaccioso dove si riflettevano da lontanissime ancora le stelle che vi producevano ciò nonostante un barlume impossibile da estinguere. Appresi che comunque la vita risiede nella luce di cui facciamo parte e che come insetti impazziti e sperduti nella notte cerchiamo e vi andiamo a sbattere con la testa contro ogni fonte di esse che troviamo. C’è chi la luce la cerca in alto e c’è chi, per dolore o per eccessiva profondità la vuole trovare negli abissi oscuri della propria mente. Ma la propria mente, è proprio essa che ci mente e nessuno sa o saprà mai davvero cos’è una verità. E’ meglio non conoscerla e lasciarsi andare alla corsa sfrenata sulle autostrade senza blocchi del flusso in cui siamo stati immessi con incidenti, incontri e scontri, osservando con uno sguardo calmo e rasserenato il lontano orizzonte che ci si staglia sempre davanti, ben sapendo che il suo fascino sta proprio nel fatto di non poterlo mai raggiungere realmente come meta fisica, ma bensì, come metafisica del nostro ben sperare. Sparire all’orizzonte avviene solo quando decidiamo di non guardarlo più, di non assistere allo spettacolo della luce che cala il nostro sipario o come la mattina lo rialza e ci rende vivi.
Era una mano fatta di luce, era pelle vera che rifletteva il sole, ma era candida come la neve. Tutto questo a dirmi che nulla vi è di ben preciso e destinato nella vita ma che tutto può travolgersi da un momento all’altro tramite un semplice gesto. Quella mano che si posò sulla mia fronte mi fece tornare in vita e non ci fu bisogno di nessun miracolo.
Mani. Dita. Il mio polso che ricominciò a battere come le ali di una farfalla e là dove un cuore batte dall’altra parte dell’universo può esserci una musica che allo stesso tempo ci chiama allo stesso ritmo per continuare a danzare.
E’ un amore subliminale. C’è in me, non lo sento ma agisce ogni secondo. E’ l’amore per quella pelle che mi ha salvato la pelle. Siamo fatti della stessa carne. […]
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