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A rigor di logica (voli pindarici)

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 7 nov 2010
  • Tempo di lettura: 2 min

E’ già rettiera. In questo modo ha esclamato la prostituta il mattino seguente, dopo che il suo cliente le aveva chiesto: “Voglia di lavorare?” a cui lei rispose: “Saltami addosso!”. Sono così che alcune notti vanno via per far restare dei giorni che non vanno mai in viaggio, non prendono mai ferie e che alla loro luce sulla sabbia vicino al mare e andando oltre verso gli abissi osserviamo taluni nell’impresa di trafugare montagne di dubbi accatastati uno sull’altro nelle profondità marine mentre vengono vagliati da sommozzatori di idee e cacciatori di brodo primordiale, laddove nacque (e soprattutto annacquò) la prima idea della storia, dove la gallina vecchia, anzi vecchissima venne per la prima volta cotta a puntino. Veniamo dunque da un mare salato come una minestra per poi risalire le colline e andare in montagna ed è questa la vera evoluzione dell’uomo, ci siamo evoluti spostandoci dagli ombrelloni verso gli impianti sciistici e ogni tanto ricompiamo lo stesso tragitto per sentirci di nuovo primitivi. Mai nessuno che voglia salire più in alto e volare, o saltare attraverso gli strali del cielo per giungere ad alternative conclusioni di carattere meteorologico. Al sol pensiero, mi viene in mente che alcune persone sole potrebbero vivere alla luce delle proprie idee, al sol pensiero. Adesso tira vento e alcuni si tirano indietro, si fanno da parte, si mettono altrove, s’impiccano sui velieri, s’impicciano degli affari degli altri, c’è chi si siede agiato e chi si agita prima di agiarsi di nuovo in panchina, ci sono milioni di persone che vengono stimate in questo paese e altre che non si stimano affatto e soprattutto ci sono migliaia di persone che si sentono sismologicamente dissestate e procedendo verso altri territori troviamo persone dissetate, e qui di nuovo persone sovra-tassate, altrove persone assiderate e altrove altrove persone assetate di acqua, a volte di sangue, in altre volte e in altri archi quel che porta il convento (e non ditemi bambini). Siamo appesi ad una fune e come funamboli cerchiamo di districarci dai fili tediosi del tempo che ci lega ma non ci porta a nord, insomma è una gran bella ragnatela quella che ci avvolge e semmai provassimo a svolgerla come il nastro delle vecchie cassette magari sentiremmo una melodiosa sinfonia di seta pervaderci la pelle come solo altra pelle sa fare senza strafare. Direi che sia quasi giunta l’ora, di ritorno da una lunghissima vacanza, in cui sia meglio darsi per vivi e non per vinti e ricominciare le proprie lotte intestine, le quali, come sempre, meglio non svolgere in bagno.

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