Volevo scrivere un libero arbitrio anzi un libro al brio
- Andrea Trofino
- 14 ago 2008
- Tempo di lettura: 1 min
Volevo contare alla rovescia ma durante l’acquazzone calcolare l’ammontare delle goccioline d’acqua che risalgono sopra mi era stato impossibile. I contatori dei rovesci si sono rotti. Fuori piove, dentro ho qualche dubbio, da qualche altra parte cadono gocce salate, hanno un prezzo elevatissimo, vengono dall’alto dei cieli per scendere al basso dei piedi, gocce di Chanel, sento il profumo di un numero dev’essere proprio il 5, scarpe inzaccherate e dolce nel piatto, scarpetta inzuccherata o magari a mezzanotte raccoglierò quella di cenerentola, la zucca, zuccosa, succosa, arancione. Fuori piove e dentro ho qualche dubbio.
Volevo scrivere un libero arbitrio anzi un libro al brio e poi anche magari uno al bivio tra l’incrocio di un uomo e una mezza donna sulla strada al confine con i marciapiedi come lucciola defunta, spenta.
Questa è una bozza. A penna fatta con la testa contro un muro di gessetti, a testa ingessata, scritta pop su un muro hip, sono un graffittaro, in fondo sono artista da strada. Uno stradista distratto, volevo essere uno standista alle fiere degli animali, una libera fiera, infuriato come cavallo del West, Wisconsin, Massachussetts e chi più stati ha ne metta per creare un nuovo sogno Americano.
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