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  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 15 gen 2011
  • Tempo di lettura: 1 min

Quando tutto crolla restano i sogni a restare in piedi sulla punta delle nuvole, spaziano tra un orizzonte e un altro, vanno lontano i sogni, svaligiano i cassetti con i nostri desideri come fantasmi che ci derubano delle fantasie per portarle altrove, lungo la linea della fervida immaginazione, scavalcando le onde delle nostre maree cerebrali, dei nostri istinti intimiditi, come una chitarra elettrica ci danno la giusta scossa per smuoverci, vanno forte sulle rotaie sobbalzando nei vagoni dei treni, vagoni carichi di sogni a bidonate.

Il mondo ne è pieno, come della spazzatura di cui non si conosce più il modo di sbarazzarsene, ci vorrebbe una raccolta differenziata anche per i sogni e un disegno per realizzarli senza più doverli accatastare, lassù, nei castelli in aria. Si possono costruire dopo essere stati disegnati, con le nostre stesse mani, essere plasmati, resi vivi vederli crescere come le più delicate e importanti creature che vivono nelle nostre praterie interiori.

 
 
 

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