Untitled
- Andrea Trofino
- 13 lug 2016
- Tempo di lettura: 2 min
Sono racchiuso in te dall’inizio dell’anno, non riesco più ad uscire da te, sei diventata il mio bozzolo e allo stesso tempo tu sei chiusa in me e non riesco più a scacciarti in nessun modo. Sei come una farfalla che al posto di smuovermi lo stomaco mi smuovi i pensieri ed in effetti chissà per quale motivo mi ricordi una splendida farfalla. Forse saranno le ali dei tuoi capelli e le ciglia folte e delineate che disegnano i tuoi occhi. Ma sapresti volare? Saper volare vicino a me, volare oltre i confini della consuetudine e delle regole di questa società che ci dice e ci impera di non desiderare, o almeno, di desiderare soltanto ma di non esaudire il desiderio. Eppure la parola desiderio sta ad indicare proprio qualcosa che è al di fuori di questo mondo, “sidera” infatti è una stella, desiderare vuol dire aver brama di qualcosa che è apparentemente al di fuori della nostra portata ma pur sempre possibile.
Quante volte ti ho chiamata Stella. Non è stato forse un caso. Questa estate sta bruciando tutti i ponti che mi portano da te. Avrei voluto io incendiare le strade e lasciare terra bruciata per te e invece il sole ci sta uccidendo piano, quel sole che pensavo fossi tu.
Forse sono lunatico, impaziente, non ho mai voluto capire davvero perché come te anch’io sono orgoglioso e non mi arrendo di fronte all’evidenza e continuo a desiderare oltre ogni modo. E se fosse proprio così che si spengono i desideri? Soffiandoci sopra come sulle candeline di una torta, desiderare troppo spegne i desideri? Li brucia? mi sto ponendo troppe domande, sono lunatico, forse è il caso di diventare un abitante di Marte, dio della guerra che è forte e si impone e si prende quello che vuole con la spada o senza ma con lo sguardo fisso a ciò che vuole, rosso come la passione si prende la sua Venere e fa il giro intorno al sole nel suo anno siderale. Per un anno. Tienimi con te per almeno un anno, tienimi per mano come un bambino della guerra.
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