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Sono stato un bambino felice

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 29 nov 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Ho sognato la villa, la polvere gialla e bianca, graffiante che mi sbucciava le ginocchia, il verde dell’erba buona sporcare i pantaloni bianchi mentre un rivolo rosso di sangue drappeggiava le calze e le scarpe. Non sento dolore, sono un bambino forte e vado fiero di queste ferite. Sento l’aria che mi abbraccia e il respiro caldo delle urla dei compagni, sento i colpi, la pelle, il sudore che inonda la fronte, il sole che batte e scotta, il pallone che rimbalza forte sul muro. Sento che i miei amici mi sono vicini, li posso toccare. Mi danno gioia e sicurezza, faccio parte di un mondo bello ed unico, la gioia sprizza da tutti i pori e dai miei occhi gioiosi e dal sorriso dove manca ancora un dente che deve sbucare. I fiori, la polvere nell’aria, l’erba, la rugiada sugli alberi, le bacche rosse che trasudano di vita, gli insetti, le farfalle, le formiche che ci divertiamo insieme a disturbare mentre portano enormi pezzi di pane nelle loro casette nascoste sotto i tunnel. Da bambino il mio sogno era che da grande avrei trovato il paradiso sulla terra, non poteva essere diversamente pensavo quando da solo ero nella mia cameretta a guardare il sole dalla finestra, gli uccelli che non sapevo ancora come volavano, gli animali di cui non capivo ancora il linguaggio, le rondini così strane, diverse e veloci. La voce di mia madre, le grida di qualche signora, l’amico sotto il balcone che urlava il mio nome per farmi scendere a giocare o scoprire un’altra cosa nuova. Ma invece qualcosa non funzionò bene. Intorno ai 13, 14 anni i disegni di un trauma del passato e una figura nera sempre presente iniziarono a diventare sempre più consistenti. Seppure continuavo a a sognare il paradiso che avrei trovato da grande quella ferita diagonale che avevo ricevuto e di cui ne ero ignaro iniziò a sanguinare sempre più forte man mano che gli anni scorrevano in avanti. E’ stata una ferita lacerante che si è portata via il mondo intero e se oggi qualcuno vive quel paradiso che io sognavo è stato per un errore, o perché semplicemente è così che doveva essere. Come direbbe un mio maestro “Non hai potuto, da adulto, rispettare i sogni che avevi da bambino, non hai rispettato il bambino che è in te”. Ma qual era davvero quel sogno? Desideravo un mondo senza più nessun motivo di dolore per tutti, sognavo un mondo invulnerabile da tutto, la mia mente e le mie emozioni sempre gioiose. E’ dura scoprire che in realtà per la maggior parte delle persone la vita di oggi è un inferno e che quello che fu proclamato più di duemila anni fa fu solo il grido di un pazzo.

 
 
 

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