Sei solo perché usi poco il linguaggio (dei desideri!)
- Andrea Trofino
- 3 mar 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Il vero motivo per cui si soffre quando si prova solitudine ci viene dallo studio dell’antropologia umana e culturale. Partendo da questa base possiamo capire perché: secondo una delle scuole di antropologia storiche si acquisisce coscienza di sé stessi (oppure nozione di sé) solo condividendo le proprie esperienze con un altro gruppo di individui. Quindi se non è possibile condividere le proprie esperienze con altri individui proveremo solitudine, non soltanto perché vengono a mancare degli individui che ci circondano ma perché veniamo a mancare noi stessi a noi stessi! Condividere ciò che pensiamo con un gruppo di persone in poche parole afferma la nostra stessa esistenza sulla terra. Non poter condividere i propri pensieri anche appartenendo ad un gruppo di persone ci fa perdere la nostra stessa identità ed è un’esperienza molto simile alla morte fisica. Ecco perché molti adolescenti non del tutto integrati, ma anche numerosi adulti, nel momento in cui vogliono esprimere le proprie idee, ritenendole troppo strampalate per gli altri e non condividendole avranno certamente problemi psicologici. L’adulto di per sé è un giovane “castrato”. Addomesticato dalle masse per servire e affermare solo ciò che tutti gli altri dicono e non affermandosi aprendo i propri veri pensieri e desideri agli altri, creerà la sua stessa nevrosi, depressione, ansia e panico ingiustificati. Se non volete riempirvi di pillole esprimete sempre, ad ogni età della vita, i vostri desideri e i vostri pensieri, e fatto ancora più importante, oltre che a farvi sentirvi VIVI (in un mondo di zombie) questi vostri desideri diventeranno probabilmente realtà. Infatti, secondo una certa branca dell’antropologia linguistica le nostre parole modellano la realtà, così come la realtà esterna modifica le nostre parole e i nostri desideri. Attenzione dunque ad usare bene parole e anche, perché no, a sognare ciò che è giusto per voi. Secondo Chomsky il linguaggio è un vero e proprio organo del cervello. Ciò che è fisico modella ciò che è fisico. Non c’è nulla di irreale nelle parole, non sono semplicemente “suoni”. Sono invece una capacità immensa di creazione che tantissimi sottovalutano.
In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. (e cioè il linguaggio primordiale)
E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria.
Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato.
Nessuno lo ha mai visto, perché è un linguaggio.
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