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Rivoluzione

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 30 nov 2013
  • Tempo di lettura: 1 min

Inizia a perdonarti e ad avere torto, inizia ad occuparti di te, comincia ad esplorare il Io grande, l’universo che ti si para davanti e se lo farai accadrà una cosa abbastanza pericolosa per tutti: la tua dimensione spirituale – come la chiamano di solito – smette di essere un’attività per il tempo libero (puoi chiamarla anche creatività), come tanta brava gente crede che sia, e diventa un atto rivoluzionario, di disobbedienza civile, di disobbedienza alla tua civiltà attuale, che altro non è che la “specie madre” Per conto tuo, cominci a considerare da un altro punto di vista tutte le tue connessioni con quella civiltà. Cioè tutti gli impegni, coscienti e non coscienti, che hai preso finora per vivere lì senza avere troppi problemi né con l’autorità, né con la maggioranza delle persone. Prima le subivi quelle connessioni (o addirittura ti sembravano tuoi diritti e tuoi doveri); adesso ti prepari a disporre di un diverso tipo di libertà. La conseguenza immediata è un crollo rapido di certezze di carattere sociale.  Ti accorgi, per esempio, che l’Italia è uno dei tanti allevamenti di esseri umani che si chiamano “Stati” e allora vedi che Stato è veramente e soltanto un participio passato del verbo “essere”, e che significa “qualcosa che c’è stato, che c’era prima di te”. Perdonati dunque di esserci cascato fino ad ora, e per essere rimasto indietro a te stesso, in nome di questa superstizione, di questo fantasma chiamato Stato e poi vai avanti libero

 
 
 

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