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Qualcuno che ci guardi

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 6 nov 2015
  • Tempo di lettura: 1 min

Tutti abbiamo bisogno che qualcuno ci guardi. A seconda del tipo di sguardo sotto il quale vogliamo vivere potremmo esser suddivisi in quattro categorie. La prima categoria desidera lo sguardo di un numero infinito di occhi anonimi: in altri termini, desidera lo sguardo di un pubblico. […] La seconda categoria è composta da quelli che per vivere hanno bisogno dello sguardo di molti occhi a loro conosciuti. […] Essi sono più felici delle persone della prima categoria le quali, quando perdono il pubblico, hanno la sensazione che nella sala della loro vita si siano spente le luci. Succede, una volta o l’altra, quasi a tutti. Le persone della seconda categoria, invece, quegli sguardi riescono a procurarseli sempre. […] C’è poi la terza categoria, cui appartengono quelli che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata. La loro condizione è pericolosa quanto quella degli appartenenti alla prima categoria: una volta o l’altra gli occhi della persona amata si chiuderanno e nella sala ci sarà il buio. […] E c’è infine una quarta categoria, la più rara, quella di coloro che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti. Sono i sognatori.


Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, parte sesta, “La grande marcia”, cap. 23

 
 
 

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