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Martirimonio

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 8 ott 2011
  • Tempo di lettura: 2 min

Ti sposerò perché ho scelto di soffrire in eterno, sposerò la causa, l’effetto, l’azione combinata dei tuoi baci sulle mie pupille mentre chiudo gli occhi la notte. Facendo incubi di ogni sorta a fianco a te, a te che non saprai mai nulla delle immagini orribili delle mie notti. Mi accarezzerai la fronte quando la vedrai imperlata di sudore al chiarore della luna nelle notti più convulse? Mi amerai davvero? Ho scelto dunque il matrimonio come ultimo atto vitale, un atto per continuare a morire, a morire un’altra volta e questa volta forse per sempre senza più ritorno. So che mi farai male. Male da morire. La morte è come l’amore. Ammortizzerai i miei dolori? Ne sarai capace? Sarai capace di assorbire tutto il mio dolore per farlo tuo e liberarmi da ogni male? Io a questo non credo, non esistono tali creature. Mi voglio concedere lo stesso. Mi dono. Mi consegno a te come un criminale si consegnerebbe alle forze della polizia per aver commesso il più grande delitto del mondo: aver creduto nell’amore in due. Perché il vero amore si fa in quattro, otto, sedici. E’ un’auto 4×4, un autocarro con venti ruote della sorte che girano come una slot machine  impazzita. Ciliegina, ciliegina, ciliegina.  E al posto della ciliegina sulla torta al mio compleanno ho trovato sopra la torta una pistola puntata alla mia tempia. Quanto mi fai male amore, ma forse ne è valsa la pena, la condanna che mi ha privato di ogni mia libertà per te. Tu che non assorbi nulla se non il mio conto in banca. I dolori del giovane Invertebrer me li sono dovuti tenere tutti. Il medico dice che è la vecchiaia. Le ossa fanno male, ma le tue parole a volte lo fanno ancora di più. Ti supplico, lasciami solo di nuovo, tradiscimi per non tradirmi mai più, lasciami solo e lasciami soprattutto la mia carta di credito nel portafogli. Non rubare ma uccidimi. Perché uccidendomi mi salvi. Non era quello che credevamo che fosse, vero? Il matrimonio si è trasformato nel mio e nel tuo martirio e vincerà chi durerà più a lungo come in una corsa a due: verso la morte. La verità è nella carne l’ho sempre detto. Ma tu di me hai fatto solo una carneficina. La verità è  anche non sempre nella stessa carne. Non sempre nella stessa pelle. Bisogna cambiarsela e cambiarla, siamo come serpenti, come quelli che tentarono Eva nel Giardino dimenticato. Siamo noi i serpenti che cambiano pelle. Siamo noi, i parenti serpenti. Proverò a morderti.

 
 
 

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