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La speciazione

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 11 ott 2019
  • Tempo di lettura: 1 min

Di tanto in tanto si verifica, in ogni civiltà, un fenomeno evolutivo chiamato “speciazione culturale”. È il formarsi di un nuovo tipo di individui, più audaci, più esigenti, più energici, che superano la propria epoca e creano prospettive eccezionali. Sono state speciazioni l’arca di Noè e la fuga di Mosè dall’Egitto, la grande migrazione verso l’America ai primi del Novecento e la nascita di una nuova classe di miliardari nella Russia post-sovietica. In ciascuno di questi casi si riconoscono le stesse dinamiche, affascinanti e drammatiche. Prima fra tutte: la rapidità. La speciazione culturale è improvvisa: può avvenire nell’arco di una o due generazioni. È una via che d’un tratto si apre, per opera di un individuo o per un processo collettivo, e con altrettanta rapidità si richiude. Chi riesce ad entrarvi cambia per sempre il proprio destino. Gli altri rimangono indietro, irrimediabilmente fermi, inchiodati alla vita di sempre. Anche oggi questo fenomeno è in corso. Si tratta di vederlo, di capirlo e di coglierne i vantaggi. Di decifrare i tratti caratteristici degli appartenenti alla “nuova specie” e di avere il coraggio di farne parte, prima che si dissolvano le condizioni favorevoli al cambiamento.

 
 
 

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