L’amore è un sabotaggio
- Andrea Trofino
- 7 apr 2013
- Tempo di lettura: 2 min
L’amore è un sabotaggio industriale. Spesso s’insinua durante il fine settimana quando le fabbriche chiudono le porte con i battenti, e tu che sei rimasto fuori, batti i denti dal freddo ancora che c’è. L’amore è un sabotaggio e non sa né di saggio né di folle è una costruzione fondata sul sangue che scorre sotto il territorio impervio della pelle. Lo si sente a fior di pelle perché è sulla carne che nasce e si riproduce. E’ qualunque cosa ed è nulla allo stesso tempo. L’amore non è il bisogno di tenerezza di un Papa completamente pazzo, fuori da ogni logica, fuori, sempre fuori dal balcone la domenica mattina. Come un balcone.
Ma dal balcone molti si buttano anche per amore. Per denaro che si scambia per amore o per amore che si scambia per denaro. Cadono come le foglie d’autunno le persone innamorate. Cadono dalle finestre e dai tetti, si buttano (via). Nessuno sa più cosa fare. Come li raccogliamo? Vorresti tu raccoglierli con un cucchiaino ormai che sai che la frittata è fatta? Già bella e pronta. Si lanciano dalle gradinate che non gradiscono più il sentire dei loro passi sensibili di piombo, gradinate che producono grandinate su terreni sporchi di sangue e lerci. Dai treni merci, ponti e cavalcavia. Abbiamo bisogno di costruire un’ospedale per i caduti dalle borse di Milano e New York, un centro mentale per i giocatori d’azzardo in Piazza Affari. Ma saranno pure affari tuoi.
Non abbiamo più un padre e i figli sono chi allo sbaraglio e chi allo sbadiglio e sempre noi figli senza più un padre siamo anche un po’ figli tutti di una peripatetica patetica. Quando c’è bisogno bisogno chiama chi ama ma non aspettarti amore a primo ascolto. Siamo senza più un padre e abbiamo tutti bisogno uno psicanalista, qualcuno che curi il Capitalismo dalle sue manie di grandezza, ormai mitomane di se stesso. Ci sono solo due cose che possiamo fare, o riusciamo a curarlo con alte dosi di Mediolanum (fa rima non a caso con Valium) oppure lo dobbiamo fare fuori. Come un cane. Andiamolo a pisciarlo fuori e lasciamolo in mezzo alla strada, qualcuno lo schiaccerà.
Il Capitalismo è un cane di nome Euro diretto discendente di Argo. Ormai, nessun Dio-padre ci può salvare, non resta che salvarsi da sé.
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