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Intoccabili

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 9 dic 2011
  • Tempo di lettura: 1 min

Non ci possiamo toccare, nelle nostre distanze anche di pochi metri ci è impossibile, ci è proibito farlo. Innumerevoli persone che si incrociano ogni giorno per le strade, nei tram, nelle piazze, nelle metro e anche quando la folla è talmente densa da soffocarci noi non ci tocchiamo più. Possiamo morire nella stessa stanza con altre cinquanta persone e non ci tocchiamo, non sappiamo nulla delle altre quarantanove persone. Siamo sconosciuti che fanno finta di conoscersi con un gesto che non è un toccare, con una voce che sfila via lieve lungo i sospiri misteriosi delle correnti d’aria. Siamo intoccabili dalle vite altrui, irreparabili, irricongiungibili, pezzi separati in una catena di montaggio rotta. Sommergibili che esplorano l’ossigeno attraverso un’unica apertura consentitaci dalla legge. Siamo falsi e falsificati. Siamo come monete dalla doppia faccia, come medaglie senza nessun valore. Sento questa distanza tra le persone e non so bene come possa essere colmata, magari è una sensazione a pelle, e appunto forse di pelle si tratta, di pelle che non si sfiora, di pelle che comunica. I nostri piccoli ruggiti quotidiani non vanno da nessuna parte, scompaiono in mezzo alla foresta di altre parole inselvatichite nella foresta cittadina e anche di quella di piccoli centri dimenticati. Scordati, stonati, piccoli punti che non si ricongiungono mai. Siamo costellazioni che non hanno più il tratto che unisce le varie stelle tra di loro. Abbiamo forse smesso di sognare, abbiamo forse aperto gli occhi e questo ci fa male? Apriamo le mani, apriamole per accogliere chiunque, apriamole. Ma non fatelo in tram o in metropolitana. La mano morta è illegale, ve la trovereste decapitata.

 
 
 

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