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Indipendenza emozionale

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 22 ott 2015
  • Tempo di lettura: 1 min

Non tutti riescono a raggiungere l’indipendenza emozionale: moltissimi adulti, anche se fisicamente prestanti o con ruoli di responsabilità in famiglia o nella società, rimangono totalmente dipendenti dagli altri per quanto riguarda l’approvazione, il giudizio, il sentirsi dire “bravo”, la soddisfazione dei propri bisogni e valori. Una persona può dirsi veramente indipendente quando non ha più alcun tipo di dipendenza nei confronti delle persone che la circondano, né fisica, né psicologica.

La dipendenza si riferisce al “tu” (“tu ti devi prendere cura di me”, “tu mi fai arrabbiare”, “tu dovevi occuparti di questo”); l’indipendenza si riferisce all'”io” (“io ho cura di me stesso”, “io sono responsabile” di ciò che mi accade e delle mie reazioni alle sollecitazioni esterne”, “io mi dovevo occupare di questo”). L’indipendenza emotiva porta a non lasciarsi “devastare” dalle opinioni negative che altri possono avere sul nostro conto. Lasciarsi contrariare eccessivamente dalle opinioni altrui o snaturare i propri comportamenti per poter ottenere gratificazioni o consensi, sono indici evidenti di dipendenza emotiva.

La persona indipendente è centrata, è dentro di sé, è proiettata verso l’interno.

L’interdipendenza è il decidere di unirsi sinergicamente a qualcuno e combinare le proprie caratteristiche con quelle di altri per fare qualcosa che da soli non avremmo mai potuto realizzare. Dal “tu” siamo passati all'”io”: ora, il pronome personale dell’interdipendenza diventa il “noi”.

 
 
 

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