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Il senso della schiavitù

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 2 feb 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

I girovaghi furono vietati perché erano totalmente liberi. Liberi finanziariamente e liberi da preoccupazioni: la loro libertà si fondava non sul possesso (“Ciò che possiedi alla fine ti possiede” cit. da Fight Club, 1999) ma sull’assenza di bisogni. Erano mendicanti, vagabondi, barboni ma paradossalmente erano molto simili a chi è pieno di soldi, proprio in quanto non si collocavano nelle classi la cui esistenza dipende da un reddito, ma all’ultimo gradino della scala sociale.

Se dovete gestire una religione organizzata, l’ultima cosa che vi serve è la libertà totale. E anche quando gestite un’azienda , una simile libertà è assolutamente negativa. Il manuale di san Benedetto mirava esattamente a togliere ai monaci qualsiasi residuo di libertà in quanto senza leggi e regole, senza essere dipendenti dalla Chiesa non potevano essere comandati e resi schiavi. Questo funziona esattamente anche con le masse che si inginocchiano davanti ai preti e ai santi: ci sono regole, se infrangi una regola meriti una punizione, le punizioni si infliggono solo da una parte più dominante verso una sottomessa (schiavo).

Qualsiasi organizzazione aspira dunque a togliere la libertà a coloro che vi lavorano, a impadronirsi di loro. Come ci riesce? Prima di tutto, condizionandoli e manipolandoli psicologicamente. Secondo, costringendoli a rischiare, facendo in modo che in caso di disubbidienza la possano pagare veramente cara e nessuno vuole pagarla cara. Cosa difficile per dei barboni ma molto più semplice nelle organizzazioni mafiose (ad esempio, anche i governi lo sono). Gli uomini veri, se il capo, il Padrino, sospetta di loro, possono essere letteralmente ammazzati di botte con una tappa intermedia nel bagagliaio di un’auto e la garanzia che il boss andrà ai loro funerali.

Il dipendente di una fabbrica, un qualsiasi operaio, allo stesso identico modo è schiavo del suo padrone rinunciando ad otto ore (quando va bene) al giorno della sua vita per un’altra persona in cambio solo di una busta paga e nel caso si rifiuti di andare a lavorare troppo spesso rischia non solo di perdere la busta paga ma anche che un altro qualsiasi padrone si arrischi a prenderlo come suo “dipendente”.

Chi conosce qualcosa sulle sostanze psicoattive che inducono infatti “dipendenza” sa benissimo come la “dipendenza” da una sostanza o una persona possa distruggere in maniera totale la persona che soffre di dipendenza.

Nessun uomo “dipendente” è mai rimasto nella storia, solo coloro che avevano un altissimo grado di libertà personale sono finiti nei libri di storia, solo coloro che non si sono mai “sottomessi” sono diventati dei Grandi che vengono ricordati da tutti.

 
 
 

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