Il prestidigitatore
- Andrea Trofino
- 23 mag 2010
- Tempo di lettura: 1 min
Adesso ti prendo e ti porto via, ti piegherò ai miei voleri come la forza del pensiero farebbe con una forchetta, tu, mia posata, ti apparecchierò dove più mi piace, sul lenzuolo che ho steso sul letto e con le mani da chiro amante ti sfiorerò per toglierti ogni dolore. Eccomi cara, ecco il tuo mago, il tuo stregone dalla bacchetta magica, adesso faremo la prova di levitazione, oppure se saremo in cucina quella di lievitazione, sarai il mio pane quotidiano e tra le… tue pagine ti leggerò e ti morderò, avrò sempre buone notizie leggendoti nel pensiero, vedremo insieme di imparare anche a indovinare il futuro, guarda le mie carte amore, guarda l’asso nella manica, osserva tutto, osserva i dadi gettati per noi sulla terra a farci dare i numeri per impazzire nelle nostre chiromanzie. Leggimi, interpretami, curami, fammi sparire nel tuo armadio. Adesso che arriva tuo marito fammi sparire nel tuo armadio. Noi poveri scheletri, fantasmi della notte, fuochi fatui. Fammi sparire nei tuoi reggicalze. E poi fa sì che con tocco di prestidigitazione rinvenga a te, senza più quei due di picche. Picchiami. Implicati in me. Complicati. Perché adesso siamo complici dello stesso reato. Come ladri furtivi nella notte andiamo via. Lasciamo scie di sangue e i nostri odori. Ci piace delinquere. Amiamo i trucchi di scena e le sparizioni improvvise. Adesso apri le mani amore, fai una scintilla con le dita, l’ultima sigaretta prima di dormire.

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