Il mondo di adesso è quello che pensi che verrà dopo
- Andrea Trofino
- 15 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
E’ una prova, un esame grosso, improvviso, inatteso. Un esame di sopravvivenza esistenziale quello che stiamo affrontando e tutto dipende da come risponderemo a questo cambiamento che ci ha portato a più di un mese di lockdown.
In trenta giorni si formano le abitudini, le riflessioni. Siamo obbligati al coraggio. Non puoi avere paura perchè non puoi scappare. E dopo un’educazione al coraggio così forte non si può tornare a com’era prima. Sarebbe come tornare alle elementari, con il grembiule nero. Se vuoi fare le cose come prima vuol dire che sei sotto shock e questo ha prevalso su tutte le altre funzioni della tua mente.
Un uomo spaventato vuole tornare nel rifugio che c’era prima, non riesce a concentrarsi, a pensare, a leggere ed è disposto a tutto. Una persona spaventata è anche un po’ cattiva, chiede di essere difesa, protetta da tutto quello che è nuovo, diverso, dal cambiamento. Il Paese in questo caso andrebbe verso un terribile autoritarismo. Una volta c’erano i piccoli borghesi razzisti, arrabbiati, cattivi. Adesso pensa i piccoli borghesi con Internet cosa potrebbero fare. Sono potentissimi. Ma, al momento, nessuno puo’ sapere come andrà. Nel primo caso, se prevalesse il “no”, si andrebbe verso il rinnovamento, il rifacciamo tutto. Nel secondo caso, se dominasse il “si”, comincerebbe un periodo tremendo. Ma è un uovo di Pasqua, siamo comunque entrati nella storia, di noi si parlerà nei manuali del XXI secolo, adesso non sappiamo come. La Pasqua anomala che abbiamo vissuto dal punto di vista scenografico è stata come essere in un kolossal con l’epidemia e Pasqua è l’uscita dalla schiavitù e si va verso la terra promessa. Certo per chi è spaventato l’idea che ci sia stata una festa e non si sia potuto andare a fare un giro fuori porta a Pasquetta può essere stato straziante e questo può aumentare la paura e la cattiveria. Che ci troviamo a una svolta non c’è dubbio ma se si andrà in una direzione o nell’altra si saprà tra due o tre mesi.
Ci sono delle evoluzioni più rapide di quelle biologiche, sono quelle culturali. Ogni tanto succede che una cultura si sdoppi nell’arco di un po’ di anni: alcuni svoltano e diventano intelligenti, volenterosi, carichi di buon umore. Non è detto che abbiano più successo, può darsi che soffrano di più, ma sono più attivi. Altri peggiorano. Chi risponde ‘no’ acquista velocità, chi risponde ‘si’ rimane indietro. Chi trova la grammatica di questo virus è a cavallo. A voler essere molto ottimisti si può dire che questo virus accelera un processo sociale di evoluzione. Chi lo supera male è un po’ triste e cupo. Non abbiamo politici per il tempo dell’emergenza e può darsi che ne vengano fuori di nuovi.Spero che gli intellettuali non stiano alla finestra. Se c’è un periodo in cui cominciare a intervenire con le proprie idee è proprio questo. Favorire il ‘no’ o il ‘si’ dipende da tutti noi. Come si comportano gli altri dipende da come ci comportiamo noi. Tutti siamo noi, gli altri siamo noi, perché le cose non sono come sono ma come le racconti tu.
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