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Il cucciolo Corona

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 1 apr 2020
  • Tempo di lettura: 1 min

Sono finite le scorte. Sono qui circondato da scarti. Non mi fido più degli esseri umani, preferisco il virus che si è infiltrato nel mio sangue, all’interno delle mie stesse cellule, si sta cibando di me, una creaturina né morta né viva, è esattamente come mi immaginavo gli zombie, soltanto in un formato microscopico. Cucciolo, prenditi tutto l’ossigeno e gli zuccheri di cui hai bisogno. Non ho più fiducia in me, voglio lasciarmi andare assieme al resto del mondo. Siamo dei resti, dei rifiuti. Ci odiamo fino a farci schifo, tutti indifferentemente. Forse è perché siamo diventati troppi e il cucciolo e venuto a fare pulizie, nulla accade per caso in natura. E allora è un bene. Perché quelli che resteranno forse si ameranno di nuovo, non ce l’avranno col vicino di casa, non ce l’avranno con l’immigrato che fugge da una guerra, non ce l’avranno l’invidia del pene. Cucciolo, adesso sei tu che ti prendi cura di te. Mi hanno detto che vivevi in una foresta selvaggia e ti trovavi bene, poi per sbaglio qualcuno ti ha imbavagliato e portato clandestinamente nella società occidentale e tu, come una tigre in mezzo al traffico, che potevi fare? Per salvarti hai iniziato a sbranare tutti. Ti hanno chiamato Corona. Non è un caso neanche questo, tu sei il Re. Il vero Re. io ti dono questo scettro, mi arrendo, fai di noi quello che vuoi. Se solo potessi comunicare con noi forse ti renderemmo Padrone Supremo di ogni Stato e Nazione. Ci inginocchieremmo a te chiedendoti perdono. Cucciolo non farci questo, ma di me, fai quello che vuoi, finiscimi.

 
 
 

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