Il canale di scolo
- Andrea Trofino
- 19 ott 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Poi non hanno trovato nessuno. Così mi ha detto Adele, la segretaria. Mora, lunghi capelli mossi, grandi occhi neri e mossi anch’essi. Anche il suo corpo si muoveva e creava onde come il mare nero. Tutta di una sensualità nera ma con la pelle bianca come il latte, la panna, il sole che ti brucia gli occhi. Nero su bianco. Onda che si muove. Ed ogni volta che passa non ti passa mai perché vorresti conoscere qualcosa del suo sapore, qualcosa che ci sia nell’anima, forse di un colore azzurrino che trapela dal centro delle sue pupille. Sì, è la che si trova l’anima, non può essere altrove. Solo nelle donne come lei si trova uno spirito, uno spirito come quell’alcolista che mi viene a trovare con una bottiglia di Vodka in mano. Un povero spirito, ma ricco in gradazione. La mano è la mia. E così dopo averla vista ogni giorno a lavoro e incapace in tutta la mia vita di proferirle una sola parola, una volta a casa, sul divano e davanti alla tele e dietro tutto il resto del mondo, prendo quella bottiglia del vecchio spirito cattivo direttamente in bocca. Senza pietà. Perché non c’è pietà per gli uomini che non sono riusciti ad essere uomini. La scolo avidamente perché così divento anch’io un canale, un flusso continuo tra il pensiero di lei che diventa all’improvviso buono e pacifico e l’odio che ho dentro di me, contro di me. Un canale di scolo. Ecco cosa sono, un canale di scolo che scola all’infinito l’affetto che non mi fu mai dato da nessuno. Poi non hanno trovato alcun morto. E’ scomparso nel suo stesso lago di dolore. In un canale di scolo. No, non hanno trovato più nessuno. I miei amici Cherlock e Wuazzan non hanno trovato più nessuno. Sì è disciolto nell’acido, nel suo stesso canale di scolo. La Vodka lo ha prosciugato. Il caso è chiuso.
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