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Gente scomparsa

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 13 mag 2012
  • Tempo di lettura: 2 min

Sono scomparso una mattina di dicembre del 2011. Da quel giorno nessuno mi ha più cercato, sono scomparso lentamente così come lentamente scompare la nebbia, una sparizione che però non ha lasciato nessuna traccia. Adesso sono un fantasma, vago in me stesso e nel mio castello in aria, cammino a due centimetri da terra in modo che nessuno possa accorgersi più della mia presenza. Si narrano strane voci su di me. C’è chi mi da per morto, chi pensa che sia impazzito, altri credono che abbia trovato una donna e adesso sia fuggito con lei insieme per un matrimonio. Nulla di tutto questo. Sono semplicemente scomparso. Da single sono passato a single invisibile, il massimo dei poteri sovrannaturali. Il cellulare finalmente non squilla più e anche se lo facesse non risponderei, ho dimenticato chi mi cercava e in realtà non mi ha mai cercato davvero nessuno fino a quando ero ancora presente. Adesso sono finalmente assente, nessuno obbligo, nessuna firma da mettere sul libretto della vita, nessuno specchio che possa farmi riflettere sul mio aspetto. Vago e dunque sono. Si chiedono che fine abbia fatto, è il mistero più grande della città ed è in questo modo che sono finalmente diventato famoso. Quando ero presente nessuno parlava di me, nessuno mi guardava, l’indifferenza era assoluta. Non ho mai creduto all’amicizia o agli assurdi incontri d’amore di un uomo che cerca una donna. Adesso però tutti mi vogliono, mi cercano disperatamente. Hanno anche organizzato gruppi di esplorazione per i boschi e le valli. La mia casa è vuota e si dice che in alcune notti dalle finestre di quella casa si sprigionino urla terrificanti. Sì, sono io che urlo, ma nessuno può vedermi. Il limbo in cui ho deciso di risiedere è tutt’altro che affascinante. Non ho catene ai piedi eppure quando cerco di muovermi le sento, ne avverto la presenza intorno a tutto il mio corpo, o meglio dovrei dire intorno a tutto il mio spirito. E’ la mia anima che è stata incatenata. Da chi? Ma da me stesso, sono io che l’ho voluto. Sono voluto sparire per evitare l’indecenza della vita, l’amore ad ogni costo, gli incontri di ogni tipo, l’amicizia che delude. Sono sparito per vergogna, per vergogna degli altri. Adesso quando vado in negozio o mi reco da qualcuno per qualche affare passo del tutto inosservato. Nessuno mi saluta più neanche se grido il mio proprio saluto. Sono diventato invisibile. Il sogno di ogni uomo, o per altri l’incubo. Sono finalmente diventato come voi. Adesso sono come voi. Finalmente.

 
 
 

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