Emanare tutta la manna dal cielo (oppure la mamma dal cielo, Madonna!)
- Andrea Trofino
- 20 set 2012
- Tempo di lettura: 2 min
Quando usiamo le mani noi emaniamo energie che ci fanno uscire da ogni crisi senza sé e senza ma perché usando solo la testa corriamo il rischio che ci cada e correndo correndo di rimanere in croce dopo aver gettato la monetina in aria incapaci di decidere. Il dubbio ci restringe le meningi, abbiamo bisogno di un caffè lungo che ci allarghi lo stomaco e ci chiuda quel buco rimasto lì da troppo tempo e fare in modo di dilatare i cervelli allargando le idee oltre gli orizzonti di un paese declinato, già declinato con ogni forma di verbo al passato poiché più che declino già siamo scesi a valle e iniziato a scavare da un pozzo da un pezzo sperando di trovare l’oro, l’argento e la birra scaduta. E’ un fluttuare questa vita come le oscillazioni in borsa, i tassi d’interesse e quelli che c’interessano meno, tassi e tartassi, carie e tartaro del sistema, epoca glaciale dove sentiamo freddo ma ci bruciamo le viti e non sappiamo più come chiudere con le porte del passato che cadono, sfasciate, rotte, e ci dimentichiamo di dirigerci, facendo rotta, verso le finestre sempre aperte che portano alla vista del cielo sempre riconoscente nei nostri confronti, perché il cielo ha occhi che ci osservano da sempre e ci conosce bene meglio di chiunque altro, per cui è il nostro amico più riconoscente ma ce ne dimentichiamo troppo spesso strisciando per terra, vermiciando piuttosto che verniciando le pareti a cui siamo attaccati di un colore più acceso che però non ci scotti, ma sempre sperando che sia riso (magari anche Scotti) ma non pianto né lacrime che perdiamo strada facendo. Facendo. Facendo cosa? Per strada facendo cosa. Alleluja.
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