Distruttivo-maschio / preservativo-donna
- Andrea Trofino
- 7 nov 2019
- Tempo di lettura: 2 min
Le donne non-profanano la Natura tendono cioè a conservarla, preservarla, riprodurla così come è. In questo senso la riproduzione (nel senso di far-figli) è solo la punta dell’iceberg di un riprodurre cose sempre uguali (usando il proprio corpo per farne un altro), preservando dai cambiamenti la stessa specie. In questo ruolo gioca una parte importante la fantasia inconscia femminile di essere esse stesse contenitori di cose da preservare dall’ambiente. In questo ruolo gioca una parte importante il sentirsi essere donne integrate nella Natura, una specie di pensiero magico per il quale esse stesse sono la Natura, e pertanto non guardano ad essa come cosa da adattare alle proprie esigenze, ma tendono (eventualmente) a fare il contrario. Preservare l’ambiente rende necessario avere sintonia e com-prensione per esso: una visione più larga (e ampiamente “emotiva”) del Mondo.
I maschi, invece, hanno un atteggiamento fallico, penetrativo, modificatore (e perciò-per-forza “distruttivo”). Lo chiamano razionale ma poi così razionale non è. I maschi della creatura Uomo sono quelli che non si adattano all’ambiente, ma adattano l’ambiente a loro: profanano la Natura e prendono le distanze da sintonia/com-prensione del Mondo, al quale guardano come destinatario/oggetto delle loro manipolazioni. Per potere fare queste cose l’emotività è di troppo: la sola razionalità fa più comodo. E da questo deriva il differente approccio, maschile e femminile, alle cose, per cui, alla fine, non ci si capisce. C’è una cosa addirittura incomunicabile tra donne ed uomini: perché un maschio arma la mano di suo figlio, e lo porta con sé in battaglia contro i nemici che sopraggiungono e una donna sarebbe ben contenta di lasciare ai nemici casa e bestie e raccolto e tutto-quanto, purché il figlio non corra pericoli. Credo che il fatto sia che una madre preserva e un padre tenta di modificare; fosse pure a costo della vita, un maschio non ci sta ad adattarsi alla Natura, nemmeno se essa è rappresentata dall’orda nemica che invade il “suo” territorio.
Quando si parla di pressanti esigenze di una mutazione antropologica, credo si parli della esigenza di integrare il femminile nel maschile e viceversa. Credo si faccia riferimento a qualcosa che “somiglia” alla necessaria integrazione delle componente inconsce con quelle consce e vicersa, vale a dire (guarda un po’ che “combinazione”) che sarebbe bene integrare ciò che -nella mente dell’Uomo- è la Natura (istintuale/automatica) e ciò che è la Cultura (artefatto/”fallico”/modificatore).
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