Da piccolo avevo un amico immaginario
- Andrea Trofino
- 10 ago 2012
- Tempo di lettura: 2 min
E’ tempo di lasciare questo mondo. Quando l’ho preso con le mie manine da bambino non pensavo che sarebbe diventato così pesante. Il fatto è che il mondo è cresciuto ed io no. Adesso vorrei andare da un prete a farmi mangiare così la farei finita. Cosa? Dite che una volta erano i comunisti a mangiare i bambini? Che strano, il mondo cambia, già l’ho detto, si appesantisce, si appesantisce di cose che vorremmo restassero leggere. Poi, oggi come oggi è facile che un prete confonda la parola “eucarestia” con “carestia” o “sagrestia” sempre con “carestia”. C’è crisi. Grossa crisi. Fuori e dentro di me come in una canzone. Con questo caldo infernale poi, sembra come se stessimo letteralmente bruciando, una nuova gioventù bruciata, un’intera generazione spazzata via dal fuoco dei Maya. E’ tutto vero. Dall’alto dei miei cinque Tavor vi assicuro che è tutto vero. Il mondo sta per finire e mentre noi bruciamo c’è il solito pompiere rimasto single che va in cerca della sua nuova fiamma. C’è chi vuol continuare a vivere tutto sommato. Io mi pongo il dubbio ogni mattina: vivo o non vivo? Vegeto o non vegeto? Insalata o carne? Ecco perché invece alcune notti mi agito come un tarlo e come un tarlo vado in cucina in cerca del mio Tavol per mordicchiarlo cercando di dormire. Così la recessione trasforma anche le favole e i nomi dei personaggi delle favole e trasforma l’intero trasformabile universo, ci risucchia all’interno di un buco nero dove Bancaneve scappa via dai boschi per fare una rapina gridando a squarcia gola “Nani in alto!” e quello che più ci stupisce è come possano dei nani essere in alto, forse solo dei nani equilibristi o aviatori. Oggi il campanello ha suonato due volte. Ovviamente era il postino, un laido, il solito postino che mettendo le mani tra le gambe ha urlato “Ecco il pacco!”. Non viviamo più nello stesso mondo di una volta, è un mondo immondo e gli alieni che incontriamo tutti i giorni, nostri vicini di casa, lo sanno benissimo. Vorrei prendere un aereo, fuggire, come al solito anche quest’estate ho sbagliato pensando che mi sarei rilassato stando in casa: in realtà sto lentamente impazzendo. Ma che fare. A certe giornate di agosto bisogna resistere e prendere il coraggio a quattro mani. Sì, perché ci vorrebbe qualcuno accanto a noi per farci sentire meno single e con quattro mani ti masturbi anche meglio. Non crescerai mai. La prova sta nel fatto che quando ero piccolo avevo un amico immaginario: lui è cresciuto, io no, e adesso me lo vedo grande, passare per i corridoi di casa ed ho solo paura perché adesso è diventato il mio maggiordomo ed io il piccolo principe sul trono, anzi, sul tomo, sull’infinità dei miei tomi che leggo per ammazzare il tempo e poi costituirmi di fronte alla giurisdizione dello spazio perché me ne sento in colpa. Jack, passami un altro drink.
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