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Con il vento sulla faccia

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 2 feb 2021
  • Tempo di lettura: 2 min

Mentre mi muovo nella vita sento l’aria che cambia, tipica di quella brezza durante i lunghi viaggi in macchina quando senti l’odore fresco e diverso all’improvviso in zone assolate con gli occhi al finestrino che strizzi per il vento e la luce forte, il verde lungo i laghi che brillano come il vetro spesso, le righe che si formano ad alta velocità, strisce più spesse e alcune più sottili che scorrono veloci come se si abbassano delle serrande marroni all’improvviso. Sono le finestre del passato che si stanno chiudendo mentre io sto viaggiando veloce verso un futuro completamente diverso da quello che vivevo e già posso parlare al passato sussurrando parolacce. Il presente è già diverso per tutti quanti ma solo pochi hanno avuto il coraggio di scorrere in avanti veloce. Tutti gli anni scorsi in cui pensavamo di essere più liberi e felici in realtà non lo sono mai stati perché eravamo più fermi di adesso sulle nostre poltrone del tempo fatte di cemento e pelle sintetica, bloccati come statue a guardare il futuro che arrivava agli altri sulle tivù. Chi lo ha deciso ha iniziato a camminare in questi mesi e poi a correre per scappare dalla guerra. Sì, perché è come una chiamata alle armi. “Solo i morti vedono la fine della guerra”. “Vivere bene è la migliore vendetta”. Correre meglio tra i parcheggi dell’esistenza è ancora meglio. Non puoi rimanere fermo mentre tutto si muove e tutto ti chiama. La natura urla forte quando c’è bisogno proprio di me. E te. 

La sento adesso. Mi chiama urlando quando ha bisogno di me e se resisto arrivano gli attacchi di panico, ansia, tachicardia. E’ questa l’agitazione che alcuni provano restando chiusi nelle proprie stanze. E’ così che si forma: non rispondendo alla chiamata, non prendendo in considerazione la voce del proprio nome che viene segnalato fuori come nei tempi di guerra. Allora hai paura. Allora vuol dire che sei un codardo. Vuol dire che non vuoi vivere e il mondo ti punisce con la depressione. Devi muoverti e prendere in braccio il tuo fucile perché ne hai tutte le energie necessarie ma le stai consumando sul pavimento.  Perché solo i morti vedono la fine della guerra e non è mai finita da quando l’uomo ha messo il primo piede sul suolo terrestre. La vita è lotta e guerra, la vita è dover usare sempre le gambe per disporre bene i piedi in una giusta direzione dettata dal cervello.  Adesso vedo montagne imbiancate e colline. Stamattina l’alba era di colore arancione e me la sono presa tutta in faccia.  I buddisti tibetani dicono che l’arancione sia il vero colore del paradiso. 

 
 
 

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