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Caduta

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 5 nov 2016
  • Tempo di lettura: 1 min

Buongiorno angelo, pezzo di cielo nero caduto di notte all’interno di me dove ti rannicchi colle tue piume scure a tratti sono tuo padre, a tratti tuo figlio a tratti nessuno voglio solo sentirti dentro, sei una linea da decifrare trattini da unire, strada da percorrere, collina da risalire come le tue gambe che dai tacchi si stagliano in alto. Sei messa in posa ma non per posare, sei messa in posa per osare ed io che so che mai ti potrò sposare ho voglia di sorreggerti e sostenerti per le ginocchia e le gambe e le incertezze, accavallarmi nelle tue pupille tra le ciglia. Non so più cosa dice il fato di noi e di cosa parlano le sibille, le carte tacciono così come la tua bocca muta di cuori, con te vorrei giocare a dadi su un tavolo di giada perlato vincerei col numero dei baci che mi lancerai se mai lo vorrai. Ti convincerei che sei l’alba che merito al mattino, il tramonto che si chiude nei mie occhi la sera mentre ti avvolgo tiepida come una goccia d’acqua salata tra quelle che sono le mie braccia e le foglie di un autunno come se tu fossi la brina che scivola ed io le dita che ti prendono, ti percorrono, come una bacchetta magica di un illusionista ti faccio avverare davanti ai miei occhi, sei davanti a me riflessa in quel cielo da cui cadi tutte le notti e in cui tutte le mattine risali.

 
 
 

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