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Barare

  • Immagine del redattore: Andrea Trofino
    Andrea Trofino
  • 25 ago 2011
  • Tempo di lettura: 1 min

In realtà ho barato. Ho barato a dadi con la vita e lei mi ha offerto la bara. Ma non è la mia ultima occasione persa. Ho barattato con la vita la morte ed essa mi ha restituito di nuovo la vita. La verità è che non bisogna giocare col fuoco e soprattutto coi dadi: si rischia di rimanere di sasso, insozzati dal putridume delle proprie lenzuola che hai dimenticato di cambiare dal letto. Lenzuola che hanno ancora impregnato lo sperma e il sudore di molti notti solitarie. Sei una mezza sega. Ma io so barare, so barare e farti credere di esserlo davvero quando invece potrei buttare giù una foresta di alberi, altro che mezza sega. Quindi vi ho ingannato, da quando ho iniziato a scrivere fino ad oggi nessuna parola era riferita a me, nessun accento, è stata tutta una lunghissima illusione e non saprai mai chi sono io, ma neanche chi è l’altro e neppure chi hai vicino. Neanche chi sei. Chi sei? Non ti conosco. Ho detto bugie, mentito, ho spogliato le mie spoglie (le ragazze dietro il camerino), ho mentito sapendo di mentine e il mio alito vi ha baciato di fresco. Ma no, non sono la morte. Ma so dire bugie. Le accendo ogni tanto di notte, le bugie, quelle francesi. Accendo lumi e che mi venga un colpo. Tutti mentono. Totti mente. Totti mente quando fa la pubblicità del poker, anche lui, bara. Mortificato.

 
 
 

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